I TEST DI VALUTAZIONE DELLE QUALITA’ AEROBICHE E LATTACIDE
Quattro sono le tipologie principali in cui gli esercizi possono essere distinti considerandone l’intensità:
-esercizio a onda quadra
-esercizio a triangolo
-esercizio intermittente
-esercizio misto
Per esercizio a onda quadra si intende il passaggio subitaneo da un’intensità di riposo a un’intensità maggiore. L’esercizio a onda quadra è quindi un esercizio di intensità costante e continua. Il periodo nel quale l’intensità metabolica è mantenuta costante viene indicato come periodo di equilibrio o stato stazionario.
Per esercizio triangolare si intende una progressione in cui l’intensità viene via via aumentata. In quest’ultimo caso l’esercizio può essere composto, anche senza soluzione di continuo, da vari esercizi a onda quadra di intensità via via crescente.
Per esercizio intermittente si intende il susseguirsi di alcune fasi di esercizio, che possono essere di intensità costante o variabile, intervallate da fasi di riposo oppure da fasi di esercizio di minore intensità. Questo tipo di esercizio è caratterizzato; a) dal numero di fasi, che prendono il nome di ripetute se l’intensità è sempre la medesima, b) dalla loro durata c) dalla durata delle pause e/o delle fasi di esercizio a minore intensità e d) dall’intensità metabolica di ogni fase.
Infine gli esercizi misti sono il risultato di combinazioni fra le tre precedenti forme di esercizio e, in genere, non vengono mai utilizzati nella valutazione funzionale di laboratorio.
QUALITA’ AEROBICHE
Le qualità aerobiche possono essere definite come quelle qualità che dipendono dal metabolismo aerobico, vale a dire dalla trasformazione dei substrati energetici e lipidici in CO2 e H2O. Le qualità aerobiche possono essere specificate in termini di potenza aerobica e di capacità aerobica.
La potenza aerobica è la quantità di lavoro aerobico effettuabile nell’unità di tempo. La capacità aerobica è la quantità totale di lavoro effettuabile utilizzando le fonti energetiche aerobiche.
Nella definizione delle caratteristiche aerobiche di un soggetto sedentario o di un atleta, sarà dunque interessate determinare:
-la sua massima potenza aerobica, ovvero il suo massimo consumo di ossigeno.
-quale percentuale della massima potenza aerobica viene utilizzata per effettuare un determinato tipo di esercizio.
-l’ambito di lavoro che comporta l’utilizzo quasi esclusivo delle fonti energetiche aerobiche.
-la minima intensità di lavoro che comporta un aumento del contributo delle fonti energetiche lattacide ovvero l’intensità di soglia.
-la minima velocità di corsa che comporta un consumo di ossigeno massimale (VAM).
-la capacità di protrarre nel tempo un esercizio di elevata intensità.
TEST DI LABORATORIO PER LA VALUTAZIONE DELLE CARATTERISTICHE AEROBICHE DEL CALCIATORE
I test di laboratorio hanno la peculiarità di essere effettuati in un ambiente standardizzato e controllato e quindi sono più facilmente ripetibili. Questi test utilizzano apparecchiature a volte assai complesse, quali, per esempio, gli ergospirometri per la misurazione del consumo di ossigeno, che necessitano di personale molto esperto e sono in genere assai costosi.
TEST A CARICHI CRESCENTI
I test a carichi crescenti effettuato in laboratorio è un test di capacità (submassimale) quando ci si limita a determinare le soglie aerobica e/o anaerobica. Quando viene spinto fino all’esaurimento volontario del soggetto e vengono determinate la massima potenza aerobica e la massima frequenza cardiaca è un test di potenza. In questo caso, se sono state determinate anche le soglie, lo stesso test fornisce contemporaneamente informazioni sulle doti sia di potenza aerobica sia di capacità aerobica del soggetto.
Tendenzialmente i test per determinare la massima potenza aerobica prevedono incrementi di modesta entità, ma relativamente frequenti, fino al raggiungimento della massima potenza, per cui questi test sono sempre massimali.
Per comprendere, i criteri da adottare per stabilire la durata di ogni carico bisogna ricordare che all’inizio di ogni esercizio a onda quadra si instaura un deficit di ossigeno e principali parametri fisiologici legati al metabolismo aerobico, quali il consumo di ossigeno, la frequenza respiratoria e la frequenza cardiaca, aumentano fino a raggiungere uno stato stazionario in cui questi parametri rimangono costanti, nonostante il protrarsi dell’esercizio.
E’ questa la fase di equilibrio che viene solitamente raggiunta entro 3-5 minuti, in dipendenza dall’entità del carico e del livello di allenamento del soggetto. Quando la durata del carico è insufficiente per ottenere lo stato stazionario, il significato dei dati raccolti dovrà essere valutato con attenzione.
Le classiche relazioni che possono essere esaminate indagano:
-la frequenza cardiaca in funzione del carico
-la lattacidemia in funzione del carico
-il consumo di ossigeno in funzione del carico
-la ventilazione in funzione del carico
-la ventilazione in funzione del consumo di ossigeno
LA FREQUENZA CARDIACA IN FUNZIONE DEL CARICO
La frequenza cardiaca può essere indagata facendo indossare un cardiofrequenzimetro al soggetto, oppure collegandolo a un elettrocardiografo durante un test da sforzo cardiologo. E’ a tutti noto che la frequenza cardiaca aumenta linearmente con l’aumentare dell’intensità del carico, fino a raggiungere un valore massimo, oltre il quale la frequenza cardiaca non aumenta più (frequenza cardiaca massima).
LA LATTACIDEMIA IN FUNZIONE DEL CARICO
La lattacidemia viene determinata al termine di ogni carico su un microcampione di sangue capillare prelevato dal lobo dell’orecchio o dal polpastrello di un dito della mano, che viene immediatamente analizzato con un apposito apparecchio. E’ noto che la lattacidemia rappresenta un bilancio tra la produzione di lattato, la sua diffusione nel torrente circolatorio e la sua eliminazione attraverso vari processi. All’inizio di un test a carichi crescenti la lattacidemia tende a rimanere costante. Ciò significa che con carichi di intensità bassa non si verifica un accumulo del lattato nel sangue. Con il progressivo aumentare dell’intensità dell’esercizio si assiste a un progressivo aumento della lattacidemia, ma solo a partire da una determinata intensità.
IL CONSUMO DI OSSIGENO IN FUNZIONE DEL CARICO
Il consumo di ossigeno fornisce un’indicazione globale dell’efficienza degli apparati respiratorio, cardiocircolatorio e locomotore. In particolare la capacità di assumere e utilizzare l’ossigeno dipende dai seguenti fattori:
-ventilazione polmonare
-diffusione dell’ossigeno dagli alveoli al sangue
-capacità di trasporto dell’ossigeno da parte del sangue
-gittata cardiaca
-ridistribuzione del flusso ematico ai muscoli in attività
-diffusione dell’ossigeno dai capillari al tessuto muscolare
Tali fattori possono essere variamente modificati dall’allenamento e da tutte quelle situazioni patologiche che possono colpire il polmone, il cuore, il sangue e il muscolo.
La determinazione diretta del consumo di ossigeno può essere effettuata unicamente con un metabolismo. In grado di analizzare i gas espirati e di misurare la ventilazione.
LA VENTILAZIONE IN FUNZIONE DEL CARICO
La ventilazione viene misurata con gli spirometri dei metabolimetri utilizzati per la determinazione del consumo di ossigeno. Essa aumenta durante l’esercizio a carichi crescenti per effetto di un aumento combinato della frequenza respiratoria e del volume corrente. L’andamento di questa relazione è lineare per buona parte dell’esercizio. Tuttavia, oltre una certa intensità si osserva un maggior aumento della ventilazione e la relazione devia verso l’alto rispetto alla linearità.
LA VENTILAZIONE IN FUNZIONE DEL CONSUMO DI OSSIGENO
La ventilazione aumenta dapprima linearmente con l’aumentare del consumo di ossigeno; dopodichè, in corrispondenza dell’incremento della latticidemia, aumenta più velocemente e la relazione devia verso l’alto rispetto alla linearità. L’aumento della ventilazione anche in questo caso è originato dallo stimolo derivante dall’anidride carbonica prodotta in seguito all’aumento della latticidemia.
STIMA INDIRETTA DELLA FREQUENZA CARDIACA MASSIMA
La frequenza cardiaca massima è un fattore centrale da cui dipende l’espressione della massima potenza aerobica. E’ noto che la frequenza cardiaca massima tende a diminuire con l’aumentare dell’età, per cui indirettamente la frequenza cardiaca massima (FCmax) teorica di un soggetto è ricavabile facilmente applicando la ben nota formula:
FCmax teorica: 220- età (anni)
TEST DA CAMPO
I test da campo per la valutazione delle qualità aerobiche si distinguono essenzialmente in test di potenza e test di capacità.
I test possono essere classificati considerando:
-la qualità aerobica che si desidera indagare: capacità (soglia) o potenza aerobica
-la modalità del protocollo: continuo o intermittente (con pause)
-l’intensità: incrementale, costante, oppure libera
-il tipo di percorso: con presenza o meno di cambi del verso di corsa (navette)
-la distanza: prefissata o non prefissata (variabile in funzione della prestazione)
-la durata del test: prefissata o non prefissata (variabile in funzione della prestazione)
-l’intensità iniziale
-l’entità degli incrementi di intensità (velocità)
-la frequenza degli incrementi di intensità
-la durata delle pause quando il test è intermittente
TEST DA CAMPO DI POTENZA
Sono test che indagano la massima potenza aerobica e la velocità aerobica massimale (VAM).
TEST DI COOPER
E’ un test molto popolare, che consiste nel correre per 12 minuti con l’obbiettivo di percorrere la maggior distanza possibile. E’ un test di potenza poiché esiste una relazione significativa tra la distanza percorsa in 12 minuti e la massima potenza aerobica, ricavabile dalla formula:
(d12 – 504.9) / 44.73
Dove d12 è la distanza (in km) percorsa in 12 minuti
TEST DI LEGER-BOUCHER
Il test viene eseguito su una pista di atletica di 400 m e consiste nel correre a una velocità inziale di 8.5 km/h che viene progressivamente aumentate di 1 km/h ogni 2 minuti. Sulla pista devono essere predisposti dei segnali ogni 50 m (in genere dei coni) e l’atleta può regolare la velocità di corsa grazie a un segnale acustico, che viene emesso da un registratore a intervalli regolari, corrispondenti al tempo necessario per percorrere i 50m che separano tra un cono da quello successivo alle diverse velocità. L’atleta segue correttamente il test se, quando viene emesso il segnale acustico, si viene a trovare sempre in corrispondenza del cono. Il test termina quando l’atleta non riesce a raggiungere in tempo il cono corrispondente al segnale per più di 100 metri (esaurimento soggettivo).
Si tratta di un test continuo a carichi crescenti e massimale. E’ un test di potenza poiché dall’ultima velocità rilevata si può ricavare la massima potenza aerobica applicando la seguente formula:
V02max = 5.857 x velocità (km/h) – 19.458
TEST DI BRUE
Nel test di Brue, un operatore imposta e controlla le velocità di corsa precedendo in bicicletta gli atleti che effettuano il test. In questo modo l’atleta deve solo pensare a seguire la bicicletta che costituisce una sorta di “lepre”, senza allontanarsi da essa. Il protocollo inizia a 9 km/h e prevede incrementi di 0.5 km/h ogni minuto. Il test termina quando l’atleta non riesce più a mantenere il contatto con la lepre. L’ultima velocità sostenuta corrisponde al VAM.
I TEST A NAVETTA
Il test originale inizia correndo alla velocità di 8 km/h e prevede incrementi di 0.5 km/h ogni due minuti. La velocità di corsa viene controllata con un segnale acustico. Il test viene interrotto quando il giocatore non riesce a mantenere il ritmo, arrivando in ritardo in corrispondenza del segnale acustico per più di due volte. Si tratta di un test continuo, massimale, con cambi del senso di marcia ogni 20m. La massima potenza aerobica viene ottenuta dalla massima velocità raggiunta nel test applicando la formula:
V02max = 5.857 km/h – 19.458
I TEST INTERMITTENTI
Questi test sono nati nel tentativo di avvicinarsi maggiormente alle situazioni reali dei giochi di squadra, dove la corsa continua non viene mai protratta oltre a qualche manciata di secondi, e si alternano tratti a elevata intensità con tratti a bassa intensità.
TEST DI GACON
Questo test prevede un’alternanza di tratti di corsa della durata di 45 secondi, con momenti di recupero di 15 secondi. La velocità iniziale è di 10km/h che corrisponde a un tratto di 125 m (percorso in 45 secondi). Dopo una pausa di 15 secondi si percorrono 6.25 m in più (totale 131.25 m, pari a 10.5 km/h) e così via fino a che l’atleta non riesce a coprire la distanza prevista in 45 secondi.
YO-YO TEST
E’ una evoluzione del test di Leger, inserendo una pausa di 10 secondi dopo ogni navetta (2 x 20m). In questo modo il giocatore riesce a sfruttare un breve tempo di recupero tra una navetta e l’altra e quindi il test è stato battezzato come Yo-To test. Il test può essere proposto in due forme, corrispondenti a due livelli di forma fisica dei soggetti.
Il test di primo livello inizia a 10 km/h e il ritmo e gli aumenti della velocità di corsa sono regolati da un segnale sonoro emesso da un apposito apparecchio secondo il protocollo. Il test viene interrotto quando il soggetto non riesce più a mantenere il ritmo imposto dal segnale acustico, e viene annotata la distanza percorsa fino a quel momento. Il test è preceduto da un breve riscaldamento.
Per un soggetto allenato, questo test ha una durata compresa tra 10 e 20 minuti e fornisce indicazioni sulle caratteristiche di resistenza, in particolare sulla capacità di effettuare ripetutamente lavori aerobici a elevata intensità.
I TEST DI SOGLIA
I test di soglia indagano le caratteristiche aerobiche del calciatore e, in particolare, la capacità di protrarre una determinata intensità di esercizio nel tempo, evitando l’affaticamento. Va ricordato che nei calciatori, la prestazione nei test di soglia non è quasi mai correlata alla prestazione nei test di potenza.
TEST DI CONCONI
Il test inizia correndo su una pista di atletica a 8 km/h e prevede incrementi della velocità di 0.5 km/h ogni 200m. Sulla pista sono posizionati dei segnali (coni) ogni 50 metri, e un segnale acustico, emesso a intervalli secondo il protocollodel test, permette all’atleta di aggiustare la velocità in corrispondenza dei segnali sulla pista. Il test viene interrotto quando l’atleta non riesce più a giungere puntuale in corrispondenza del segnale sulla pista. Un cardiofrequenzimetro registra in continuo la frequenza cardiaca, e le frequenze cardiache rilevate al termine di ogni tratto di 200 m vengono messe in relazione con le rispettive velocità di corsa. La relazione tra le frequenze cardiache e la velocità è lineare fino a un certo punto, oltrepassato il quale si può notare una deflessione, che corrisponde alla soglia anaerobica.
TEST DI MOGNOGNI
Questo test è stato specificamente concepito per essere effettuato su un campo da calcio, dove viene tracciato un percorso ellittico con segnali (coni o paletti) ogni 50 metri. In genere la lunghezza del percorso è compresa tra 250 e 300 m e l’atleta deve percorrere 1350 m in 6 minuti, alla velocità costante di 13.5 km/h. Un segnale acustico emesso a intervalli regolari permette all’atleta di aggiustare la velocità in corrispondenza dei segnali posti ogni 50 m. Il protocollo originale non prevede esercitazioni di riscaldamento prima del test. Immediatamente al termine del test viene effettuato un prelievo di sangue capillare che viene subito analizzato per determinare la concentrazione di lattato. La velocità di soglia anaerobica può essere calcolata applicando la formula:
SV4 = 17.3 – 1.23 + 0.06
I TEST PER LE QUALITA’ LATTACIDE
La valutazione delle qualità aerobiche non può essere disgiunta da una valutazione del metabolismo lattacido, poiché entrambi i meccanismi energetici (aerobico e anaerobico) sono sempre coinvolti durante un esercizio e specialmente nelle esercitazioni di intensità elevata tipiche del gioco del calcio. Quando la parla di qualità lattacide bisogna distingure tra la potenza lattacida e la capacità lattacida.
I TEST DI POTENZA LATTACIDA
La potenza lattacida è la quantità di energia derivabile dalle fonti energetiche lattacide nell’unità di tempo. Espressione della potenza lattacida è lo sprint su distanze comprese tra circa 300 e 400 m, vale a dire un singolo sprint della durata di circa un minuto. Il test più frequentemente proposto nel calcio è la prova singola sui 300m, con cronometraggio manuale del tempo impiegato ed eventualmente determinazione della concentrazione ematica del lattato al termine del test. In generale gli atleti più veloci presentano lattacidemie più elevate.
TEST DI CAPACITA’ LATTACIDA
La capacità lattacida è la quantità totale di lavoro effettuabile utilizzando le fonti lattacide. Nel calcio questo parametro assume le caratteristiche della capacità di ripetere sprint a elevata intensità, senza accusare i sintomi della fatica. Quindi nel calcio la capacità lattacida viene indagata con i test di sprint ripetuti.
Le variabili da considerare nei test di sprint ripetuti sono:
-la distanza da percorrere
-l’eventuale cambio del verso di corsa (navette)
-la durata delle pause tra gli sprint
-l’intensità dello sprint (massimale o submassimale)
-l’eventuale inserimento di cambi di direzione
-l’eventuale inserimento di ostacoli nel percorso
-il numero totale di sprint da effettuare, vale a dire la distanza totale da percorrere.
TEST CAPANNA SASSI
E’ uno dei test più popolari proposti nel calcio per indagare le caratteristiche lattacide. Il test prevede 6 navette di 20m (20+20), con 20 secondi di recupero tra ogni navetta. Il tempo può essere misurato con un sistema di fotocellule, ma anche utilizzando due cronometri, uno per la navetta e uno per il tempo di recupero. Ogni sprint viene eseguito alla massima velocità e viene annotato il tempo impiegato a percorrere ognuna delle sei navette. L’elaborazione prevede il calcolo del valore medio delle sei prove, espresso in secondi, oppure il calcolo del decremento percentuale tra le prime due prove e le ultime due.
TEST DI BANGSBO (YO-YO TEST)
Il test inizia a 13 km/h e anche in questo caso il ritmo e gli aumenti della velocità di corsa sono regolati da un segnale sonoro emesso da un apposito apparecchio. Anche in questo caso, il test viene interrotto quando il soggetto non riesce più a mantenere il ritmo imposto dal segnale acustico, e viene annotata la distanza percorsa fino a quel momento. Questo test ha una durata minore rispetto all’IRT (tra 5 e 15 minuti) e fornisce indicazioni sulla capacità di effettuare ripetutamente esercizi brevi e intensi con un elevato contributo del mantenere ripetutamente esercizi brevi e intensi con un elevato contributo aerobico.
TEST DI COVERCIANO
Consiste nell’effettuare una serie di 11 ripetute sulla distanza di 20m, con recupero attivo di 20 secondi tra una ripetuta e l’altra. Il risultato del test viene elaborato per valutare l’aumento del tempo di percorrenza tra le prime e le ultime ripetute.
IL TEST DELLA CORSA A “M”
E’ un test di origine anglosassone che prevede quattro tratti successivi di 15m, 11m e 15m con tre cambi di direzione di corsa, con un angolo di 60 gradi ciascuno. Il test prende il nome della figura “M” del percorso, visto dall’alto. I cambi di direzione avvengono in corrispondenza di appositi segnali (coni) e il tempo viene registrato manualmente oppure con delle fotocellule. Il test consiste nel ripetere il percorso con cinque volte, con pause di 20 secondi tra una ripetuta e l’altra. Prima di iniziare, i soggetti effettuano due prove, a un’intensità corrispondente rispettivamente a circa il 50% e il 75% della massima velocità.
TEST DI BALSOM
Anche questo è un test di origine anglosassone che prevede cambi sia di direzione sia di verso di corsa. Il percorso è lungi 54.5m ed è delimitato da 5 coni, in modo che la distanza da percorrere tra due coni successivi sia sempre 7.5m.
ROSEMBORG ENDURANCE TEST
Su un percorsodi 40m vengono posizionati un ostacolo alto 60 cm dopo 14m dal punto di partenza, un secondo ostacolo alto 60cm dopo altri 6m, un cono dopo 10m e un cono dopo altri 10m. L’atleta deve correre lungo il percorso superando gli ostacoli, girando attorno ai coni e tornando indietro, rigirando attorno ai coni e superando nuovamente gli ostacoli. Si effettuano 15 ripetute con pause di 40 secondi tra una ripetuta e l’altra.
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