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Immagine del redattoreLeonardo Mattiello

PIANTA DEL PIEDE

ORGANI CORRISPONDENTI E PRESTAZIONE SPORTIVA: QUALI CORRELAZIONI E INFLUENZE

La riflessologia o scienza dei riflessi, è una delle medicine naturali che permette, toccando un punto del piede in particolare, di riferirsi ad un corrispondente organo del corpo. Il piede è uno dei più grandi contenitori di riflessi presenti al mondo. Ogni punto del piede, infatti, si riferisce ad un organo del corpo.

La riflessologia del piede è indubbiamente orientativa nelle valutazioni, in quanto permette di collegare al piede molti organi del corpo, come il pancreas, il fegato, il cuore, i reni e così altri. Dall’esame del piede, infatti, si può persino ricavare in maniera indiretta una “diagnosi” di eventuali malattie e disturbi fisici o psico-fisici.

Si è scoperto nel tempo che il piede destro corrisponde alla parte razionale dell’individuo, mentre quello sinistro a quella irrazionale.

La perfetta comprensione dei meccanismi dell’appoggio e della deambulazione è fondamentale inoltre per evitare infortuni, migliorare la performance e, in subordine, per comprendere l’evoluzione della preparazione atletica, laddove i nostri allievi adoperino molto la parte inferiore del corpo.

Potremmo dire che efficacia ed efficienza appartengono al piede come organo, ma che tale risultato finale giunge come ultimo di una catena evolutiva interrelata ad un fattore ambientale fortemente selettivo. In questo complesso equilibrio non entra solo l’azione dei muscoli, ma anche il sistema vestibolare, gli indicatori ottici.

Ogni disarmonia nell’appoggio viene filtrata dalla colonna lombare che si configura quale un centro di trasmissione e smistamento dell’informazione per mantenere l’equilibrio statico-dinamico.

Dalle piante del piede partono infatti impulsi propriocettivi che arrivano alla vertebra L3 e alla colonna cervicale, per poi venir elaborati e utilizzati per il mantenimento dell’equilibrio nelle sue diverse forme. Da queste considerazioni sulla postura umana risulta quanto mai ottimistico il tentativo di variare solamente l’appoggio del piede per migliorare la prestazione del soggetto.

Una variazione del proprio appoggio naturale si ripercuote infatti su tutta la postura e quindi anche sul rachide. In sostanza si cerca di ricreare in età adulta quel complesso processo che ha portato al primo equilibrio in età infantile.

Camminare o correre sotto un profilo meramente energetico crea un’energia positiva che ci fa incidere, ma anche un’energia negativa di ritorno che risale dal basso fino alla testa a una velocità di anche 130-140 km/h sotto forma di vibrazioni che vengono assorbite da differenti strutture.

Quando camminiamo, l’appoggio del tallone al terreno determina un impatto che va dal 80% al 100% del peso corporeo. Quando corriamo, invece, l’energia negativa di ritorno è da 3 a 5 volte quella che subiamo camminando.

Uno studio finlandese ha dimostrato che, a seconda dell’appoggio del piede, le varie parti del corpo vengono diversamente sollecitate e quindi un determinato infortunio può dipendere dall’appoggio del piede. Lo studio finlandese ha evidenziato che chi corre sull’avampiede carica meno il ginocchio di chi corre sul tallone, ma questi ultimi sollecitano meno la caviglia. Sembrerebbe banale sostenere quindi che cambiando appoggio del piede si possano risolvere gran parte degli infortuni dovuti all’età atletica del soggetto.

La brutta notizia è che però si vanno a sollecitare altre parti del corpo, parti che per anni magari hanno avuto un carico decisamente inferiore: ecco che si ripristina il tendine, ma il ginocchio comincia a dolere…

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